Nato in Francia nel 2010, il modello delle Food Assembly si è rapidamente espanso in Belgio, Germania, Regno Unito, Spagna e, da poco, anche in Italia.
Ma di cosa si tratta? Note anche come alveari, le Food Assembly introducono un nuovo modello di gruppo d’acquisto. Il concetto è sempre lo stesso: accorciare la filiera mettendo in contatto diretto produttori e consumatori, per permettere agli uni di vendere il proprio prodotto a prezzi più equi e agli altri di acquistare prodotti freschi, locali e di stagione.
Rispetto al gruppo d’acquisto però, la Food Assembly fa un passo ulteriore perché introduce il tema della socialità, dello scambio e della conoscenza della ricchezza alimentare del proprio territorio.
Al centro della Food Assembly c’è il sito internet che fa da luogo di incontro tra domanda e offerta. Qui i produttori aderenti, che si impegnano a seguire le linee guida di qualità stabilite dall’organizzazione, mettono a disposizione la propria offerta di prodotti. I clienti fanno il proprio ordine online e la Food Assembly si incarica di gestire la vendita ed emettere regolare fattura e, una volta alla settimana, di organizzare il momento di incontro in cui produttori e clienti si ritrovano per la consegna.
L’incontro settimanale è il punto focale del progetto: quasi un piccolo mercato che può trovare spazio in un ristorante, una libreria, un locale messo a disposizione dalle amministrazioni locali in cui produttori e consumatori hanno modo di incontrarsi, scambiarsi non solo prodotti, ma anche idee, opinioni, consigli, ricette, organizzare eventi collaterali. Il tutto, potenziato dalla rete che amplifica le esperienze grazie alle pagine Facebook e Twitter dedicate.
Sono i produttori a stabilire il prezzo delle merci e, una piccola quota di questo, va a supportare la gestione del portale e dell’organizzazione dei momenti di scambio.
Le Food Assembly partono da un minimo di 6 produttori - dei quali almeno uno di ortofrutta - in modo da garantire un paniere di prodotti utile per una spesa settimanale; mentre i consumatori aderenti devono essere almeno 40, così da garantire un volume di vendita che renda sostenibile per il produttore consegnare una volta alla settimana.
Della ventina di nuclei iniziali, si è arrivati ora a oltre 700 tra Francia e Belgio, oltre alle Food Assembly tedesche, spagnole e inglesi.
E in Italia? Il movimento è nato da poco e per il momento conta i primi nuclei a Torino. Ma con la ricchezza agricola e alimentare del nostro Paese – più di 1 milione solo le aziende agricole - non è difficile immaginare come questo nuovo modo di interpretare la filiera si svilupperà rapidamente anche da noi.
Ph. Food Assembly Deutschland